Pat Metheny torna in solo al Bologna Jazz Festival
All'Auditorium Manzoni il 3 novembre con numerose chitarre
E' considerato un chitarrista da record con oltre 50 dischi da leader che hanno collezionato 39 nomination e 20 vittorie ai Grammy Awards: si tratta di Pat Metheny, il jazzista e crossover che domenica 3 novembre alle 21.15 torna al Bologna Jazz Festival esibendosi in solo (ma alternandosi tra numerose chitarre) all'Auditorium Manzoni. Quelli collezionati dall'artista statunitense sono numeri che testimoniano un successo senza eguali pensando anche che nel suo palmarès ci sono l'inclusione nella Hall of Fame di DownBeat e un incalcolabile numero di premi come 'migliore della classe'. Nato nel 1954, Metheny ha saputo costruire e mantenere nel tempo un rapporto unico col pubblico. Talento precoce, nel 1974 già irrompe sulla scena internazionale, passando alcuni anni formativi con il vibrafonista Gary Burton. La sua carriera va dai successi dei suoi esordi discografici nella seconda metà degli anni Settanta (su ECM), che lo trasformarono immediatamente in una star di prima grandezza, ai celeberrimi partner dei quali si è circondato negli anni a seguire (Michael Brecker, Charlie Haden, Billy Higgins, Ornette Coleman, Sonny Rollins, Herbie Hancock, Dave Holland, Roy Haynes, Joshua Redman, Brad Mehldau, Jim Hall, David Bowie…). Vera icona della chitarra, capace di trascendere i confini del jazz e della fusion, Pat Metheny ha abituato il pubblico a progetti fuori dagli schemi (come Orchestrion, che lo vedeva esibirsi in solitudine ma circondato da un colossale marchingegno di strumenti musicali attivati tramite la sua chitarra), coltivando anche situazioni strumentali più canoniche, come i trii coi quali ha girato il mondo negli ultimi anni. Nel suo nuovo tour in solitudine, Pat Metheny crea una situazione intimistica come mai prima nelle sue performance dal vivo. Utilizzando più di una dozzina di chitarre diverse, Metheny eseguirà brani dal suo intero repertorio, pescando dalle sue incisioni ormai storiche come dai recenti album MoonDial (2024) e Dream Box (2023) e conferendo loro una nuova dimensione con la sua personalissima arte della narrazione musicale.
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