The Hong Kong Telegraph - Jazz, percorsi e linguaggi nuovi. L'ultimo cd di Giovanni Guidi

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Jazz, percorsi e linguaggi nuovi. L'ultimo cd di Giovanni Guidi
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Jazz, percorsi e linguaggi nuovi. L'ultimo cd di Giovanni Guidi

In A New Day al suo trio si aggiunge sax di James Brandon Lewis

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"È proprio un giorno nuovo della mia storia artistica e personale. Non ci poteva essere titolo più appropriato". Giovanni Guidi, pianista tra i più apprezzati della scena jazz, definisce così A New Day, il disco in uscita il 12 luglio per Ecm che vede il sassofonista James Brandon Lewis unirsi ai compagni di viaggio del trio che lo affiancano da più di dieci anni, il contrabbassista Thomas Morgan e il batterista João Lobo. Il musicista di Foligno lo presenterà il 19 luglio alla libreria Feltrinelli di Perugia dove il giorno dopo dopo proporrà sul palcoscenico una scelta di brani nel concerto per piano solo. "È sempre emozionante suonare per Umbria Jazz - dice all'ANSA - perché è anche la regione dove sono nato e dove vivo e c'è sempre un bellissimo pubblico". Il disco segna una vera e propria ripartenza per Giovanni Guidi, 39 anni, dopo lo stop provocato dal Covid e, soprattutto, il momento difficile seguito alla morte nel dicembre 2019 del padre Mario, storico manager e amico di maestri del calibro di Enrico Rava e Stefano Bollani. A scegliere il titolo è stato proprio Manfred Eicher, il fondatore della etichetta discografica di Monaco di Baviera. "Mentre lo stavamo riascoltando - spiega - ci siamo resi conto insieme che stava accadendo qualche cosa di nuovo". Con l'arrivo del sassofonista americano, al debutto con la Ecm, in A New Day vengono introdotti linguaggi e percorsi strumentali diversi ispirati da un senso della comunicazione più intenso. "Vedere James dal vivo mi fa pensare che con lui il dialogo del gruppo possa diventare più astratto e aperto all'approccio improvvisativo. James trova un modo molto particolare e interessante di connettersi con noi. È stato un viaggio sincero di scoperta". Quattro dei sette brani sono firmati da Guidi e seguono il filo della improvvisazione rarefatta. Tra i titoli spicca un solo classico, My Funny Valentine, quasi irriconoscibile prima che all'ultimo brano, Wonderland, sia affidata la chiusura più lirica e rilassata. "L'idea era scoprire insieme dove ci avrebbe portarti la nostra musica e il nostro rapporto - osserva il pianista -. Abbiamo subito scoperto che eravamo pronti a essere più audaci e aperti. Ho sentito che eravamo diventati ognuno l'estensione dell'altro, capaci di capirci e di andare avanti senza paura".

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