Michele Mariotti torna a dirigere a Bologna il 17 giugno
In programma brani di Sibelius, Shostakovich, Schubert
Dopo essere salito sul podio dell'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna dal 2007 al 2018, gli ultimi cinque anni come direttore musicale, Michele Mariotti torna a dirigere sotto le Due Torri, lunedì 17 giugno alle 20.30 all'Auditorium Manzoni, alla guida però della Filarmonica del Teatro Comunale, che dell'altra compagine è una emanazione diretta. Quando arrivò al Comunale Mariotti era un giovane direttore, 28 anni, cresciuto proprio assieme all'Orchestra di Piazza Verdi, che dal 1987 è stata l'orchestra del Rossini Opera Festival a Pesaro, la città di Mariotti. Per questo suo atteso ritorno al Manzoni, Michele Mariotti ha scelto un programma assai conosciuto che incastona tra quel piccolo gioiello orchestrale che è Valse triste di Jean Sibelius e l'ultima Sinfonia di Franz Schubert, "La grande", una pagina che sprigiona freschezza come il Concerto N. 2 per pianoforte e orchestra in fa maggiore, che Dmitrij Shostakovich realizzò per il figlio diciannovenne Maksim. A Bologna sarà interpretato da una pianista pressoché coetanea del dedicatario: la ventenne russo-armena Eva Gevorgyan, vincitrice di oltre quaranta concorsi pianistici. Eva Gevorgyan debutta nella stagione bolognese assieme a quello che oggi è diventato il direttore musicale del Teatro dell'Opera di Roma. Molto amato anche da Leonard Bernstein, che ne diede la prima esecuzione americana nella duplice veste di solista e direttore a New York, il Secondo Concerto di Shostakovich fu tenuto a battesimo dal figlio del compositore a Mosca nel 1957. Sibelius scrisse Valse triste per le musiche di scena del dramma simbolista Kuolema ("La morte") del cognato Arvid Järnefelt, ma divenne celebre come pezzo da concerto a sé stante dopo il successo della prima esecuzione nel 1904. La Sinfonia N. 9 di Schubert, invece, venne eseguita per la prima volta al Gewandhaus di Lipsia nel 1839 con la direzione di Felix Mendelssohn. Composta tra il 1825 e il 1828, "La grande" aveva avuto una genesi travagliata ed era stata rifiutata dall'orchestra della Gesellschaft der Musikfreunde di Vienna.
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