Disturbi alimentazione, ne soffre 8% bimbe ma diagnosi difficile
Sinpia, 'attenzione al tono dell'umore, salto dei pasti, sonno'
Più di tre milioni di persone soffrono di Disturbi della Nutrizione e Alimentazione (Dna) in Italia, ma spesso la loro complessità non sempre favorisce la diagnosi. Tra i problemi, anoressia e bulimia che affliggono l'8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi, con un aumento dei casi in età precoce anche a partire dagli 8-9 anni, accompagnati da fluttuazioni del tono dell'umore, cambiamenti abitudini alimentari, salto dei pasti, alterazioni del sonno. "I Disturbi della Nutrizione e Alimentazione rappresentano un gruppo eterogeneo e variegato di condizioni e spesso risulta complesso distinguere una linea di confine tra le manifestazioni di differenti disturbi, soprattutto in riferimento ai quadri legati ad un neurosviluppo atipico", spiega il presidente della Società italiana di neuropsichiatria infanzia e adolescenza (Sinpia), Elisa Fazzi, che in occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla contro i disturbi del comportamento alimentare (15 marzo) torna a sensibilizzare sul tema con alcune raccomandazioni. "E' fondamentale che le ragazze e i ragazzi possano essere seguiti da un'equipe multidisciplinare dedicata che includa diverse figure professionali con formazione specifica per l'età evolutiva - prosegue-. Auspichiamo intervento precoce e centrato sulla specificità unica dell'età evolutiva". Tra i disturbi più frequenti, l'anoressia nervosa (An), riscontrata principalmente nelle giovani donne di età compresa tra 12 e 64 anni (36%). "L'anoressia nervosa - spiegano Chiara Davico e Maria Pia Riccio, neuropsichiatre infantili a Torino e Napoli rispettivamente, curatrici delle nuove Raccomandazioni Sinpia sui Dna - tende ad avere nella maggior parte dei casi un esordio subdolo. Può avere inizio da una dieta che ha l'obiettivo del dimagrimento, in risposta ad un sentimento di insoddisfazione riguardo il proprio aspetto fisico e una bassa autostima; spesso emergono degli eventi traumatici che hanno preceduto la restrizione alimentare". In generale, i Dna sono caratterizzati da scarsa consapevolezza e sottovalutazione della gravità dei sintomi clinici. "Il modello di cura diffuso in Italia prevede la presa in carico delle patologie di interesse neuropsichiatrico attraverso strutture che operano a livello territoriale- conclude Elisa Colombi, direttore di Neuropsichiatria infantile Asl Cn2 Ospedale di Verduno Alba-. Le unità operative di neuropsichiatria dell'infanzia e adolescenza dovrebbero quindi essere le prime realtà sanitarie che intercettano, diagnosticano e trattano i pazienti e le famiglie seguendo il progetto di cura come case manager fino alla maggiore età".
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